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Ci tramanda Plinio il
Vecchio : questo tipo di gesso lo si nominava « lapis specularis
» ai tempi di Gesù Cristo. E’ il solfato di calcio
cristallizzato che s’impiegava ugualmente in guisa di vetri, disposti
in maniera da imitare le piume della coda di pavone.
Due elementi a forma di croce compongono la Croce e fanno di Essa una sola opera poichè due sono i tempi fondamentali che marcano il percorso terrestre di Nostro Signore Gesù Cristo : la sua Morte sulla croce e la sua Risurrezione dal sepolcro. Perciò, la glorificazione di questi istanti che orientano per sempre la Storia dell’uomo, è suggerita nella Croce, con tutta la prudenza che richiede l'interpretazione artistica di un tale Avvenimento. La base, il fusto della Croce, concerne l’immagine del corpo mortale nella sua apparente fissità, espressa in questo caso attraverso l’idea d'un sarcofago che inghiotte, involucro anch'esso cruciforme nel quale ogni identità terrestre è cancellata. Dalla
fenditura a croce, si staglia la Croce trionfante, "gemmata",
liberata dal suo aspetto doloroso. Essa è caratterizzata da virtù
di riflessione, trasparenza e penetrabilità dello sguardo. Cangiante
a causa dei giochi di rifrazione della luce, da certi punti di vista è
discreta e da altri splendente : appare e scompare. Tutte queste proprietà fisiche, sfruttate dal punto di vista dell'arte, devono permettere di sfiorare il senso della misteriosa bellezza del Risorto.
Pline l'Ancien nous apprend que ce type de gypse était nommé “pierre spéculaire” (lapis specularis) au temps de Jésus-Christ. C’était le sulfate de calcium cristallisé qu’on employait également en guise de vitres, disposées de manière à imiter le plumage de la queue du paon.
Deux éléments cruciformes composent la Croix et font d’Elle
une seule oeuvre car deux temps fondamentaux marquent le parcours terrestre
de Notre Seigneur Jésus-Christ, sa Mort sur la Croix et sa Résurrection
du sépulcre. |